“GIOCODANZA UN CORSO DI:
DANZA E FANTASIA, MA ANCHE DI VITA”
DANZA E FANTASIA, MA ANCHE DI VITA”
Ho sempre fantasticato sin da piccola in un mondo incantato: essere
una principessa, una fata dei boschi, la paladina della giustizia, ma già da
allora, sapevo che il mondo che creavo era solo illusione e che la realtà era
diversa, ma…io facevo una cosa che sognavo… e questa cosa era reale: danzare.
Iniziai a ballare all’età di 3 anni e mezzo, per motivi di salute, grazie al padre di una ragazza che incontrai nel corso di giocodanza. Ballare mi trasmetteva una sensazione bellissima e grazie a suo padre iniziai a conoscere il mondo della danza.
Iniziai a ballare all’età di 3 anni e mezzo, per motivi di salute, grazie al padre di una ragazza che incontrai nel corso di giocodanza. Ballare mi trasmetteva una sensazione bellissima e grazie a suo padre iniziai a conoscere il mondo della danza.
Ecco! Quando si dice: il mondo è piccolo! Come, appunto
dicevo, iniziai questo percorso, a causa di problemi legati alla mia condizione
fisica. I medici non riuscirono a capire quale fosse la causa del mio malessere
fisico, ma di certo i miei muscoli avevano bisogno di essere fortificati .
Ricordo la mia prima insegnante della propedeutica, un’educatrice dolcissima, cordiale
con noi, ma purtroppo fu la mia insegnante solo per un anno e senza di lei il
mio percorso divenne duro.
Ero la più piccola della classe e mi sentii sempre
emarginata da parte degli altri, anche perché non provenivo da una famiglia
benestante, ma semplicemente ero la figlia di un operaio, proveniente dalla
campagna. Nonostante tutto ciò, però, mi appassionai molto alla disciplina,
perché io ero innamorata della danza.
Ballare su quelle note di pianoforte mi
rendevano felice e danzando sognavo di liberarmi leggera fra le note del piano
esprimendole con il mio piccolo corpo.In 10 anni che sono stata in quella
scuola solo una volta l’insegnante disse alla mia classe:”Qui l’unica che si
impegna giorno per giorno è lei…” puntandomi il dito, non dimenticherò mai
quella sensazione, quella soddisfazione, quella che mi fece dire fra me e me:
“finalmente dopo anni e anni riconoscono i miei sacrifici, allora esisto,
allora dimostro qualcosa, allora non danzo solo per me”.
Gli ultimi 3 anni
dovetti, però, cambiare scuola, perché gli orari non coincidevano con la scuola
superiore. Lì incontrai un maestro, altrettanto rigido, ma che mi considerò da
subito. Mi sentii finalmente appagata degli sforzi che facevo, ma purtroppo
l’ultimo anno, l’8° grado non lo feci con lui, ma questo non mi fermò. L’8°
corso fu duro per me, non solo per aver cambiato il mio insegnante ma a metà
dello stesso anno ebbi un infortunio, fui spinta e caddi e cadendo mi ruppi il
tendine delle caviglia.
Quando ero lì per rinunciare, mi ritornò in mente
quanto in passato fantasticavo nel ballare, quanto era importante per me. A
quel punto, quindi, mi trovai davanti ad un bivio… dovevo scegliere…
interrompere per sempre il mio percorso di danza e cosi ritornare nel mondo
reale e distruggere così la mia fantasia…. o…. continuare a sognare... Così,
decisi ugualmente di finire gli studi dell’8° corso, con l’esame finale,
all’età di 17 anni e poi di fermarmi. Non ballai per 2 anni…2 anni dove
smisi di sognare e di fantasticare. Ogni giorno pensai che sarei cresciuta e
sarei diventata un’adulta comune, uguale a tutti gli altri, nel caos della
vita, senza fantasia.
Un giorno, però, ritrovandomi sola in casa e ascoltando
musica, ascoltai un brano… e con quel brano.. iniziai a sognare. Mi lasciai
andare in quel sogno e il mio corpo cominciò a muoversi. Stavo ballando… stavo
finalmente… di nuovo ballando… Allora, capii…quella era la mia vita…io non volevo
fare altro che fantasticare… entrare nel mio mondo… ricominciando a ballare.
Seguii corsi privati di coreographic team e ne diventai maestra e decisi di avviare e inaugurare una scuola, la mia prima scuola.
Decisi di renderla
diversa da quella che frequentavo da piccola, creando un ambiente tranquillo,
dove tutti erano uguali di fronte all’insegnante, dove tutti dovevano
scambiarsi del bene ed esserci l’uno per l’altro, nella quale i bambini dovevano
e potevo esprimere le proprie fantasie, creando loro coreografie e raccontando
delle storie.
C’è chi mi ha definita “l’eterna bambina”…forse è proprio per
questo motivo che, i bambini, ancora tutt’oggi apprezzano le mie lezioni e la
mia presenza?
Da quando ho iniziato il corso di giocodanza, nonostante continuo
a fantasticare sempre, ho avuto l’impressione di ritrovarmi di fronte ad alcune
difficoltà, definiamola una sensazione di timidezza, di imbarazzo di coloro che
mi stavano attorno. Questo, probabilmente, perché i bambini sono piccoli e con
loro posso esprimere al meglio le mie capacità, invece l’ambiente vissuto qui,
era diverso, era con una classe formata da persone come me, con molti anni di
esperienze alle spalle, mi chiedevo: “e ora se mi metto a giocare e a
fantasticare come con i miei bambini cosa penseranno? Che sono una bambina?” (Non
mi sarei aspettata che in effetti eravamo delle bambine )... il tempo trascorso
con loro, mi ha fatto riscoprire quando possa essere bello danzare,
fantasticare, giocare con gli altri e con la propria maestra.
Sono riuscita a ricolmare quella rigidità dei miei anni di danza, con voi maestra Marianella e con le mie compagne non mi sono mai sentita da sola o esclusa, perché diversa dalle altre.
Sono riuscita a ricolmare quella rigidità dei miei anni di danza, con voi maestra Marianella e con le mie compagne non mi sono mai sentita da sola o esclusa, perché diversa dalle altre.
Maestra, per me la danza, è veramente tutto e io ho sofferto
tanto. Ma purtroppo questa sofferenza non è ancora finita.
Come ho raccontato all’inizio di questa lettera, iniziai a danzare per problemi di salute e solo all’età di 25 anni ho scoperto di avere una malattia :la fibromialgia. Questo tipo di malattia colpisce e danneggia i miei muscoli.
Penso che la mia passione sia grande e con la forza di volontà, sono riuscita a fare grandi cose. Non ero la migliore in classe, ma ho impiegato tanto impegno e i miei sforzi e il lavoro compiuto è sempre stato maggiore rispetto agli altri, causati dalla mia malattia.
Tuttora quando ballo soffro, ma non mi importa, perché sto bene con la mia anima, sto bene con i miei bimbi e vederli ballare e nello stesso momento divertirsi e sentirli proporre: “facciamo ancora lezione….dai un'altra ora!” è davvero una grande soddisfazione per me e tutto questo è solo grazie a te Marianella, che hai riempito il mio cuore.
Con te sono riuscita a capire, finalmente che “ l’eterna bambina” o la persona che deve crescere, non sono io, ma sono gli altri che devono essere, oltre che adulti, anche un pò bambini. Ho fatto, quindi, non solo un corso di danza ma anche un corso di vita. Grazie di cuore.
Come ho raccontato all’inizio di questa lettera, iniziai a danzare per problemi di salute e solo all’età di 25 anni ho scoperto di avere una malattia :la fibromialgia. Questo tipo di malattia colpisce e danneggia i miei muscoli.
Penso che la mia passione sia grande e con la forza di volontà, sono riuscita a fare grandi cose. Non ero la migliore in classe, ma ho impiegato tanto impegno e i miei sforzi e il lavoro compiuto è sempre stato maggiore rispetto agli altri, causati dalla mia malattia.
Tuttora quando ballo soffro, ma non mi importa, perché sto bene con la mia anima, sto bene con i miei bimbi e vederli ballare e nello stesso momento divertirsi e sentirli proporre: “facciamo ancora lezione….dai un'altra ora!” è davvero una grande soddisfazione per me e tutto questo è solo grazie a te Marianella, che hai riempito il mio cuore.
Con te sono riuscita a capire, finalmente che “ l’eterna bambina” o la persona che deve crescere, non sono io, ma sono gli altri che devono essere, oltre che adulti, anche un pò bambini. Ho fatto, quindi, non solo un corso di danza ma anche un corso di vita. Grazie di cuore.
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